Il nibbio reale Andrea è stato ferito da una fucilata il 3 ottobre scorso a sud di Reggio Calabria, tra le località di Pellaro e Motta S. Giovanni. L’esemplare era nato in Svizzera (Cantone di Friburgo) nella primavera 2023 ed era stato liberato nel Parco Nazionale dell’Aspromonte nell’agosto dello stesso anno nell’ambito del progetto LIFE MILVUS.
Da lì in avanti Andrea aveva effettuato movimenti esplorativi che lo avevano portato a visitare molte regioni italiane. In poco più di un anno Andrea ha percorso circa 12.000 km raggiungendo prima la Sicilia e poi, una volta tornato sulla penisola, risalendo verso nord e toccando Basilicata, Puglia, Campania, Molise, Lazio, Abruzzo, Marche ed Emilia-Romagna.
Da questo lungo viaggio Andrea era tornato al principio dell'autunno 2024, sano e salvo: non appena arrivato nei pressi dell'area di rilascio è stato vittima di un atto di bracconaggio. È stato ritrovato a terra, ferito e sanguinante da un ornitologo dello staff del progetto LIFE MILVUS grazie alla precisa localizzazione fornita dal trasmettitore GPS di cui era dotato. Portato al Centro Recupero Fauna Selvatica "Stretto di Messina", una radiografia ha evidenziato una lesione dell'ulna causata da un pallino da caccia. Il giovane rapace è vivo per caso, non si sa ancora se potrà tornare a volare. Affidato alle cure del veterinario Dott. Fabio Grosso, rimarrà con l’ala immobilizzata per circa un mese; la successiva fase di riabilitazione permetterà di sapere se Andrea potrà essere nuovamente liberato nel Parco Nazionale dell’Aspromonte.
Nell’agosto 2024 nel Parco sono stati liberati altri 17 nibbi reali, originari di Svizzera, Francia (Corsica) e Basilicata. Nel primo giorno di preapertura della caccia, il 1° settembre 2024, una femmina chiamata Bruna è inspiegabilmente caduta in mare a pochi chilometri dalle coste calabresi. Non è stato possibile recuperare l'animale per accertare le cause della scomparsa ma i dati GPS fanno sospettare che anche questo individuo possa essere stato sparato.
Il nibbio reale è un rapace dallo splendido piumaggio multicolore, mostra una coda tipicamente forcuta, ha un’apertura alare che raggiunge il metro e ottanta centimetri: certamente non lo si può scambiare per una tortora o per un colombaccio. È evidente che il bracconaggio continua ad essere un fenomeno grave e diffuso ed è noto che nel periodo di preapertura della caccia sono molti i rapaci migratori che vengono uccisi un po’ ovunque. Tra gli ultimi episodi, l’uccisione in Sardegna con una fucilata, proprio in concomitanza con la preapertura, di un’aquila di Bonelli reintrodotta nell’ambito del progetto europeo LIFE “Aquila a-Life”. I casi scoperti sono quelli che interessano gli esemplari dotati di GPS, solo la punta di un iceberg di proporzioni che rimangono non conosciute ma sicuramente molto rilevanti.
Il bracconaggio non è semplicisticamente riconducibile a ignoranza e barbarie ma è un crimine spesso scatenato dal business correlato al traffico di animali imbalsamati. Se vogliamo tutelare la biodiversità, conservare ecosistemi sani e far sì che progetti che vogliono migliorare la qualità ambientale e l’attrattiva dei territori abbiano successo è quantomai necessario attuare una forte azione di contrasto del bracconaggio ma anche ridurre il periodo di caccia perché l’inizio dell’attività venatoria non coincida con il picco della migrazione autunnale di molte specie protette.
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